Riassunto del volume che si propone di indagare le varie caratteristiche, forme e modalità del colloquio psicologico. Diversi orientamenti teorici forniscono contributi per far luce sulle caratteristiche di uno strumento che si declina con modalità differenti a seconda degli scopi e dei soggetti coinvolti.
Il colloquio come strumento psicologico
di Carla Callioni
Riassunto del volume che si propone di indagare le varie caratteristiche, forme
e modalità del colloquio psicologico. Diversi orientamenti teorici forniscono
contributi per far luce sulle caratteristiche di uno strumento che si declina con
modalità differenti a seconda degli scopi e dei soggetti coinvolti.
Università: Università degli Studi di Bergamo
Facoltà: Scienze della Formazione
Corso: Scienze dell'Educazione
Esame: Teoria e tecnica del colloqio e dell'intervista
Titolo del libro: Il colloquio come strumento psicologico
Autore del libro: Lis A., Venuti P., De Zordo M.
Editore: Giunti
Anno pubblicazione: 19951. Il colloquio come strumento psicologico
All’interno del colloquio: Presenza di due persone in relazione asimmetrica, un accordo comune, un oggetto
o argomento che costituisci il focus dello scambio, un fine o uno scopo e un clima che favorisce lo scambio
comunicativo. Carli intende il colloquio come un particolare tipo di test dove il processo di conoscenza
viene attuato attraverso il crearsi di un rapporto emotivo tra psicologo e soggetto. Gli aspetti che
caratterizzano il colloquio sono:
la motivazione, scopo, oggetto, relazione e il mezzo di scambio.
Il colloquio può essere un particolare tipo di strumento caratterizzato da uno scambio verbale in una
situazione dinamica di interazione psichica che permetta lo svilupparsi di un processo di conoscenza. Per
raggiungere tale obiettivo ci si basa sul consenso, tra conduttore e partecipante, a discutere, parlare, trattare
insieme un tema o un argomento. Per facilitare la comunicazione il conduttore usa tecniche non direttive,
consente al soggetto di sentirsi valorizzato, non sottoposto a giudizio valutativo, trattato come una persona
da un ‘altra persona di cui percepisce la disponibilità.
Con tecniche della domanda si intendono colloqui, interviste e questionari, dove nei primi due la modalità di
interazione è il linguaggio come mezzo di conoscenza psicologica attraverso lo scambio verbale tra due
persone, mentre il questionario si basa su materiale proposto per iscritto e a cui il soggetto deve rispondere
sempre per iscritto.
L’intervista è uno strumento che ha lo scopo di conoscere opinioni, atteggiamenti, percezioni, esperienze e
caratteristiche della personalità ponendo al soggetto delle domande. Le interviste possono proporre
domande: strutturate (prefissate fin dall’inizio), semi-strutturate (meno rigidità nel tipo, ordine ed
esecuzione a seconda del soggetto e dell’andamento dell’intervista) e intervista non strutturata quando
all’intervistatore è fornita una lista di aree o di argomenti da sondare. Infine, nell’intervista A) si pone
attenzione particolare alla modalità di porre le domande, in quanto l’obiettivo è acquisire le informazioni vi
è uno studio più approfondito B) Quantificazione ed elaborazione psicometrica dei dati. Le differenze che
possiamo riscontrare tra colloquio e intervista sono:
Intervista: l’attenzione è più centrata sullo scopo di raccogliere informazioni; si sottolinea il padroneggia
mento di una tecnica da parte dell’intervistatore.
Colloquio: viene data importanza anche alla relazione che si instaura con il soggetto; si da maggior rilievo al
modo di essere e di proporsi del conduttore.
[AAI: colloquio finalizzato allo studio del tipo di attaccamento presente nell’adulto e la classificazione
comprende 4 gruppi: attaccamento di tipo sicuro e tre di tipo insicuro].
Counseling: il paziente ha degli incontri con l’operatore per un problema psicologico di estensione limitata.
Il colloquio viene utilizzato come metodo per definire il problema del paziente, per ottenere informazioni
sulla storia e sulla sua vita e per progettare interventi.
Carla Callioni Sezione Appunti
Il colloquio come strumento psicologico 2. Aspetti costitutivi del colloquio
In ambito clinico si fa riferimento allo psicologo che conduce il colloquio e al cliente o paziente.
Il conduttore: un professionista capace di condurre una conversazione e di creare un ambiente tale da
consentire lo svilupparsi di una situazione dinamica, tra conduttore e soggetto, che favorisca il processo di
conoscenza. 3 compiti:
facilitare la conversazione, relazione e il processo di conoscenza. E il loro adempimento dipende da:
1-Schema teorico generale di riferimento: che dia importanza al soggetto, che lo intenda come persona
autonoma.
2-Teoria specifica che guida nella ideazione e conduzione del colloquio: scopo del colloquio è facilitare un
processo di conoscenza quindi allo psicologo è richiesto individuazione di ipotesi e aree specifiche di
indagine che egli dovrà studiare e approfondire a livello teorico. Dunque formulare aree di contenuto tali da
consentire la raccolta di informazioni che daranno adito all’acquisizione del processo di conoscenza.
3-La cultura generale: preparazione accademica e post-accademica. La cultura generale è importante perché
permette allo psicologo di seguire il soggetto nel suo modo di esporre le idee, opinioni e conoscenze.
4-Le caratteristiche di personalità: lo psicologo deve essere messo in guardia da alcune possibili distorsioni
come l’effetto alone, errore logico, contagiosità del pregiudizio e l’effetto di indulgenza. Ma soprattutto
sono stati riscontrati come le caratteristiche dell’intervistatore possano avere un certo impatto sul
rispondente, come: il sesso (in base al fatto che lo psicologo sia maschio o femmina porta un certo tipo di
comportamento, idea e risposta nel paziente), la razza e lo stato socioeconomico.
Carla Callioni Sezione Appunti
Il colloquio come strumento psicologico 3. Caratteristiche di esaminatore e soggetto intervistato
L’ipotesi è che quanto maggiori sono le somiglianze tra counselor e cliente tanto più facilmente ci saranno
progressi nella relazione terapeutica. I soggetti manifestano una maggior soddisfazione con gli esaminatori
più giovani a quelli vecchi quando vengono presi in esami problemi meno intimi. I clienti percepiscono gli
esaminatori più empatici nel counseling piuttosto che nelle sedute iniziali e considerati più empatici gli
psicologi che forniscono meno consigli.
Nella vita quotidiana le persone attivano delle euristiche, vantaggiose perché aumentano la velocità con cui
il giudizio può essere prodotto, ma a discapito dell’accuratezza del giudizio stesso. Per il clinico uno degli
effetti di queste euristiche può consistere nell’ancorarsi alle prime impressioni relative alle caratteristiche del
paziente, ciò però può derivare dall’inesperienza del clinico o essere collegata alla patologia del paziente .
L’esaminatore deve essere:
-Un individuo adulto e maturo da un punto di vista psicologico con personalità integrata;
-Motivato e impegnato al proprio compito;
-Disponibile al rapporto sociale e alla relazione con gli altri;
-Dotato di buone competenze comunicative e di capacità di ascolto;
-Disponibilità psichica: capace di accettare l’altro per ciò che è
-Capace di mettersi dal punto di vista dell’altro e inserire il comportamento dell’altro nell’ambito del
contesto;
-Capace di empatia e comprensione dell’altro, vivendo emotivamente il disagio altrui senza lasciarsi
travolgere;
-Capace di dare valutazioni psicologiche, ma non valutazioni morali;
-Assumere neutralità e autentico nel suo interesse
-Capace di parlare con tatto e di essere in contatto con il soggetto esaminato.
Il conduttore deve inoltre tener conto della possibile messa in atto di meccanismo di difesa come
l’isolamento, la razionalizzazione, il diniego..nei confronti di affetti penosi e disturbanti sollecitati dal
soggetto o dall’argomento trattato. Esistono anche Misure di sicurezza che il paziente mette in atto come
l’evasione (il paziente non risponde alle domande), Seduzione (lo psicologo viene tirato dentro il discorso),
Ribellione (il paziente comunica che il lavoro che si sta svolgendo non serve a nulla).
Il soggetto: le caratteristiche che possono influenzare lo svolgimento del colloquio sono:
-età (influenza motivazione, aspettativa,relazione, modalità di comunicazione verbale e non).
-livello socioeconomico e caratteristiche di ruolo.
-livello culturale (influenza la possibilità di una reciproca comprensione linguistica da parte del paziente e
del conduttore.
-caratteristiche di personalità (es. soggetto con buona disponibilità a collaborare o un soggetto che manifesta
difficoltà).
Carla Callioni Sezione Appunti
Il colloquio come strumento psicologico 4. Motivazione, aspettativa e scopo nella partecipazione al colloquio
Il soggetto può essere o meno motivato a partecipare al colloquio. Infatti va distinta:
Motivazione intrinseca: il soggetto è motivato e spinto a richiedere il colloquio per raggiungere un certo
processo di conoscenza. Dunque attività volte a conseguire finalità rilevanti per il soggetto. Riguarda
maggiormente il colloquio.
Motivazione estrinseca: l’interesse per l’incontro e la conversazione riguarda un tema proposto
dall’esaminatore. Questa è strettamente legata all’intervista, ma anche qui deve costituirsi una motivazione
intrinseca per raggiungere gli obiettivi.
Una motivazione può sembrare in apparenza intrinseca quando un soggetto richiede un colloquio per
conoscersi, parlare dei suoi problemi, ma può capitare che l’esaminatore durante lo scambio verbale si formi
l’impressione che non ci sia una vera e propria motivazione a tale conoscenza. Ad esempio in un colloquio
di ricerca è il conduttore che vuole indagare su una certa area (motivazione estrinseca), ma vengono scelti
soggetti a cui si pensa che l’area possa suscitare interesse e in qst modo il soggetto potrebbe diventare
interessato.
Perché lo scambio verbale divenga un colloquio è che la motivazione diventi intrinseca e i comportamenti
motivati intrinsecamente sono autodeterminati mentre non lo sono quelli estrinsecamente motivati. Anche se
la motivazione estrinseca può diventare autodeterminata a proposito esistono 4 stili di regolazione:
1- Regolazione esterna: comportamenti del tutto regolati dalla promessa di un premio o minaccia di
punizione
2- Regolazione introiettata: comportamenti guidati da pressioni interne connesse alla stima di sé
3- Regolazione derivante da identificazione: perché ritenuta importante a livello personale
4- Regolazione integrata: la più autonoma o autodeterminata. La persona non si sente controllata da niente.
Carla Callioni Sezione Appunti
Il colloquio come strumento psicologico 5. Finalità del colloquio
-Motivazione soggettiva e oggettiva: la componente vissuta come soggettiva è orientata da una forza
psicologica orientata nella direzione di un certo obiettivo. Mentre quella oggettiva è una qualità che
appartiene all’obiettivo.
-Motivazione su base cognitiva e/o affettiva: l’attenzione è centrata su aspetti cognitivi, affettivi o entrambi.
-Motivazione conscia/inconscia: centrare l’attenzione sugli aspetti consci, inconsci o entrambi deve essere
esplicitato o tenuto presente dall’esaminatore fin dall’inizio e durante tutto il colloquio.
-Motivazione auto centrata: il colloqui riguarda la conoscenza di sé o si rivolge ad un tema esterno alla
persona.
Per quanto riguarda l’aspettativa sia il conduttore che il soggetto si aspettano qualcosa dal colloquio. Le
attese del conduttore rientrano nello scopo per cui questi conduce il colloquio mentre l’aspettativa del
soggetto è più legata alla richiesta latente ed affettiva che ha nei confronti del colloquio. Il soggetto è spinto
dal bisogno (più o meno intenso) di essere in qualche modo alleviato nel suo disagio. In ambito clinico
l’aspettativa è caratterizzata:
1-dall’intensità e urgenza del bisogno che richiede una soddisfazione;
2-dalla qualità del beneficio che il soggetto si aspetta
3-dal grado di consapevolezza dell’aspettativa stessa.
Le caratteristiche affettive dell’aspettativa invece sono: intensità del bisogno che cerca soddisfazione e
urgenza del bisogno stesso (Soddisfazione immediata) e la qualità del beneficio che l’esaminatore si aspetta.
Lo scopo del colloquio è un processo di conoscenza e il conduttore deve esplicitare o concordare insieme al
soggetto il fine principale comune da raggiungere e deve mettere in atto tecniche adatte per facilitare il suo
raggiungimento.
Carla Callioni Sezione Appunti
Il colloquio come strumento psicologico 6. Scambio verbale e comunicazione non verbale
Durante un colloquio la comunicazione avviene attraverso l’integrazione simultanea di aspetti diversi come
aspetti verbali, paralinguistici e cinesici. Lo scambio verbale si propone uno scopo specifico e le sue
caratteristiche sono:
1-Scelta del linguaggio: il linguaggio deve sempre adattarsi a quello del soggetto, bisogna tener conto
dell’età, del livello culturale e della tipologia della sua personalità. Linguaggio più semplice, utilizzare
termini ed esempi presi dalla vita di tutti i giorni, questo per far modo che il soggetto si possa esprimere
nella forma linguistica che gli è più idonea senza dar giudizio valutativo o manifestare incomprensione. Il
conduttore dovrà sempre dimostrare rispetto per le idee e i contenuti espressi dal soggetto, dandogli la
sensazione di poter parlare ed esprimersi liberamente.
2-Modo di porre le domande: le domande devono essere espresse in modo da essere comprese, da non creare
disagio nel soggetto e da facilitare l’emissione della risposta. Le domande possono essere: dirette (per
esplorare aspetti di conoscenza e razionalità), Indirette (per raccogliere info.che mirano a sentimenti e
emozioni), Proiettive (si chiede al paziente di immaginarsi una situazione di fantasia o di pensare alle
ragioni per cui altri si comportano in un certo modo). Inoltre, bisogna introdurre i temi gradualmente, partire
dal particolare per arrivare al generale o passare dal generale al particolare; andare dal semplice al
complesso, cioè parlare di situazioni più complesse ed implicanti nel momento in cui si è già stabilita una
certa relazione ed una certa intimità tra esaminatore ed esaminato.
Avviene uno scambio e un’interazione tra psicologo e soggetto anche su base non verbale ed ha più rilievo
di quanto si pensi poiché ciò che non è verbalizzato sollecita l’attenzione non selettiva. La prima idea che
conduttore e paziente si fanno della persona che hanno di fronte è spontaneamente basata su aspetti di
comportamento non verbale come il tono della voce, mimica e gesti. Dunque la comunicazione non verbale
è uno scambio di informazioni che si basta proprio su quest’ultimi elementi.
La comunicazione verbale è più controllabile dal soggetto a differenza della CNV che è più immediata,
sfugge più facilmente alle regole del controllo, veicolando con maggior facilità emozioni e stati affettivi.
Quindi, attraverso i movimenti del corpo, volto e mani, è possibile cogliere il significato delle emozioni,
degli atteggiamenti, dei conflitti, consci e inconsci, che il soggetto sta vivendo e che non esprime
verbalmente. Aspetti importanti del non verbale sono: intonazione, sottolineature verbali, variazioni di tono
e aspetti paralinguistici (pause, esitazioni).
Carla Callioni Sezione Appunti
Il colloquio come strumento psicologico 7. Componenti non verbali del colloquio
La componente non verbale è composta dagli elementi non verbali del parlato e da elementi cinesici. In
rapporto al linguaggio verbale si andrà a considerare:
1)Ripetizione e complementazione: la CNV serve a rafforzare ciò che viene detto verbalmente e può
integrare e modificare il messaggi verbale;
2)Contraddizione: il messaggi NV può contraddire ciò che viene detto verbalmente;
3)Sostituzione: il messaggi verbale può essere sostituito da quello non verbale;
4)Accentuazione: sottolineatura di alcune parti del messaggio ;
5)Relazione e regolazione: aspetti non verbali che servono a regolare il flusso verbale.
Altri aspetti che riguardano la CNV riguarda funzioni principali come:
Informativa: riguarda i gesti con un significato da tutti condiviso;
Interattiva: gesti che si compiono in uno scambio e volti a modificare il comportamento interattivo;
Espressiva o comunicativa: gesti con cui si intende trasmettere consapevolmente un messaggio ;
Referenziale: gesti illustratori, espressioni facciali che incidono sul significato del parlato.
Dunque è opportuno utilizzare quegli elementi della CNV che possono contribuire a mettere a proprio agio
il soggetto e sarà possibile raccogliere indicazioni sul livello emotivo e motivazionale e su intenzioni del
soggetto.
Carla Callioni Sezione Appunti
Il colloquio come strumento psicologico 8. Modalità di conduzione del colloquio
Infine le modalità che coinvolgono il conduttore e il soggetto sono:
A)Comportamento spaziale: è importante cogliere il rapporto vicinanza-distanza, l’orientamento e la postura
che si assumono nel corso dell’interazione. La reciproca posizione assunta dagli individui segnala il livello
di intimità, di piacevolezza, dominanza, status e ruolo. La postura è meno controllabile dell’espressione del
volto o del tono della voce e può svelare ansie nascoste, preoccupazioni e soddisfazione, quindi sembra che
questa fornisca informazioni circa i rapporti interpersonali e gli stati emotivi.
B)Movimento del corpo: nel suo complesso il corpo fornisce elementi di conoscenza, vi sono segnali
regolatori che tendono a mantenere e facilitare il flusso della conversazione e che possono indicare a chi
parla se l’interlocutore è interessato o no, se desidera parlare o interrompere la comunicazione.
C)Espressione del volto: il volto diviene lo specchio di espressioni, atteggiamenti ed emozioni del soggetto.
Il fatto che una persona riesca a controllare la propria espressività facciale fornisce già informazioni
importanti per la valutazione della sua personalità. Inoltre lo sguardo ha un ruolo molto importante
nell’instaurarsi delle relazioni e nel comunicare atteggiamenti interpersonali.
D)Aspetti non verbali del parlato: dare importanza ai modi in cui le parole vengono pronunciate, le modalità
di intonazione conferiscono un particolare significato alle parole dette e nel linguaggio 3 importanti tipi di
variazioni:
Linguistiche (scelta della lingua, di un linguaggio semplice o elaborato,dei tempi), Non linguistiche e
Vocalizzazioni (varietà di suoni, interlocuzioni e varianti. Il loro scopo è quello di fornire una pausa nel
corso della comunicazione).
E)Fattori ambientali e caratteristiche fisiche: aspetti che influenzano la comunicazione come l’arredamento,
l’illuminazione, l’odore, rumore. È importante che non vi siano molti elementi di disturbo, cioè che possono
dare informazioni sui comportamenti verificati precedentemente in quel luogo.
Infine, gli aspetti non verbali del conduttore saranno analizzati dal soggetto che ne trarrà la sensazione di
essere a proprio agio o a disagio. Inoltre durante colloqui terapeutici e diagnostici vengono a palesarsi stati
di ansia, agitazione, preoccupazione che vengono colti dallo psicologo e interpretati rispetto al significato
emotivo e affettivo che hanno per il soggetto.
Anche il silenzio è parte integrante dello scambio verbale e inizialmente venne considerato come il rifiuto
della regola del parlare. Questo però assume diversi significati come: può derivare da un momento di insight
e riflessione; assumere il significato di instaurare un clima di ascolto e di recettività; può derivare da aspetti
emozionali, fantasie e sentimenti che il soggetto prova; può manifestare opposizione o resistenza al
colloquio stesso; può essere “vuoto” e privo di comunicazione. Sta allo psicologo interrogarsi sul significato
del silenzio, in quanto in momenti diversi di uno stesso colloquio il silenzio può assumere significati diversi.
Invece, il silenzio del conduttore può essere un momentaneo vuoto mentale, un silenzio empatico di ascolto
e comprensione, di riflessione su ciò che il soggetto ha detto oppure un silenzio difensivo rispetto ai
contenuti espressi dal paziente.
Carla Callioni Sezione Appunti
Il colloquio come strumento psicologico